I prioni, le proteine coinvolte nel morbo della mucca pazza, potrebbero essere la causa della sindrome di Alzheimer, una forma di demenza senile che colpisce milioni di anziani in tutto il mondo.
L'ipotesi è stata avanzata da alcuni ricercatori britannici dell'Università di Leeds, in un articolo apparso sulla rivista dell'Accademia delle scienze degli Stati Uniti.
Una notizia che, se confermata, sicuramente potrebbe aprire nuovi scenari nella lotta all'Alzheimer.
In particolare, è stato rilevato che proprio i prioni presenti nel cervello inibirebbero la produzione di una sostanza, la "beta-amiloide", che costituisce la struttura portante delle "placche" presenti nei cervelli dei malati di Alzheimer.
La scoperta potrebbe condurre in un non lontano futuro a nuove forme di trattamento di una patologia che è altamente invalidante.
Gli esperimenti di laboratorio avrebbero sufficientemente confermato la tesi dei ricercatori britannici. Secondo gli scienziati inglesi, nei topi in cui sono stati soppressi i prioni naturalmente presenti, la "beta-amiloide" ha cominciato rapidamente ad accumularsi facendo sviluppare agli animali, in tempi brevi, la malattia.
Il professor Clive Ballard, che è il direttore del centro ricerche dell'Alzheimer Society, ha confermato che questa è la prima volta che viene provato il coinvolgimento dei prioni nell'insorgere della patologia.
Il passo successivo della ricerca, secondo il professor Nigel Hooper, che coordina il team degli scienziati inglesi, sarà quello di stabilire perché, con l'avanzare dell'età, in alcuni soggetti i prioni perdano la loro funzione "protettiva" del cervello consentendo alla "beta-amiloide" di accumularsi.
Se anche questo secondo stato di ricerca produrrà i risultati desiderati, il team di ricercatori inglesi potrà continuare in questa direzione per cercare di trovare nuove forme di trattamento nella patologia dell'Alzheimer.
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